La siccità rende ancora più complessa la disponibilità di acqua. Secondo un
rapporto realizzato dalle Nazioni Unite, 4 miliardi di persone vivono in aree caratterizzate da grave scarsità di acqua, per almeno un mese all’anno e, se questa tendenza non cambierà, nel 2030, la domanda di acqua supererà l'offerta del 40%.
L'acqua pulita è, insieme ai servizi igienico-sanitari, il sesto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Secondo i dati ISAC-CNR, per l’Italia il 2022 è stato l’anno più siccitoso dal 1800, con un deficit idrico pari al 30%. La situazione della rete idrica è inoltre aggravata dal fatto che, ai periodo di siccità, si alternano fenomeni violenti come grandinate, alluvioni e trombe d’aria che dissestano il territorio, rendendo ancora più difficoltosa la gestione delle acque. Il pensiero non può che andare a quando accaduto in Romagna nelle scorse settimane dove, dopo aver patito per mesi la siccità, sono arrivate le alluvioni che hanno messo in ginocchio il territorio e continuano a fare danni a causa delle contaminazioni.
Infatti, quando l’acqua c’è, spesso le attività umane ne compromettono la qualità, inquinandola con sostanze che la rendono di fatto inutilizzabile o dannosa. L’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere rende quindi ancora più esigua la percentuale di acqua potabile disponibile.
L’industria in questo ha una grande responsabilità. Secondo i
dati del World Bank Group in Italia le attività industriali utilizzano il 23% dell’acqua potabile (il 50% invece viene utilizzato dall’agricoltura e il 23% è utilizzato a scopi domestici).